Giordano Bruno
Résumé : Giordano Bruno. Recherche parmi 300 000+ dissertationsPar aly.05 • 6 Septembre 2023 • Résumé • 1 368 Mots (6 Pages) • 216 Vues
L’opera di giordano Bruno è caratterizzata dal recupero di elementi neoplatonici e magici. Il suo naturalismo è una religione della natura, dell’infinità della natura, avvalendosi di suggerimenti metafisici e magici.
Bruno nasce nel 1548 a Nola, in Campania. All’età di 15 anni entrò nel convento domenicano di Napoli dove gli venne riconosciuta la sua incredibile memoria e il suo grande ingegno. All’età di 18 anni ebbe i primi dubbi sulla verità della religione cristiana. Nel 1576 venne processato e condannato per eresia, fu costretto a vivere a Ginevra, poi a Tolosa e a Parigi. Nel 1582, a Parigi, pubblicò la commedia “il Candelaio” e “le ombre delle idee”. Ottenne i suoi primi successi come maestro dell’arte lulliana della memoria. Nel 1583 si trasferì in Inghilterra per insegnare a Oxford. Ritornò poi a Parigi ma fu costretto ad spostarsi di nuovo a causa dell’ostilità degli aristotelici. Si trasferì in Germania per insegnare a Wittenberg e a Francoforte, dove portò a termine i poemi italiani. Nel 1590 con l’invito di Giovanni Mocenigo si recò a Venezia ritenendo di essere protetto dalla Repubblica ma, nel 1592 su denuncia dello stesso Mocenigo che gli chiese di essere istruito nell’arte magica, venne arrestato dall’inquisizione di Venezia per sospetto di eresia. Lui si difese dicendo di riconoscere la religione con una certa legittimità e come guida della condotta pratica. Nonostante ciò nel 1593 venne trasferito nell’inquisizione di Roma dove rimase sette anni in carcere. Nel febbraio del 1600 nel campo dei fiori venne bruciato vivo. Le opere principali sono i dialoghi italiani che espongono la sua filosofia naturale, lo spaccio della bestia trionfante che mostra carattere morale, e i poemi italiani sono: de minimo, de monade e de immenso et innumerabilibus.
Tutti gli scritti di Bruno hanno in comune l’amore per la vita nelle sue infinite possibilità di espansione. Da questo amore nacque la non sopportazione per il convento, definito da lui come una prigione che distoglie lo sguardo dalla natura e dalla sua potenza vitale. L’interesse per la natura si esalta in un impeto lirico e religioso, Bruno la considerava viva e animata. Da qui deriva la magia che egli fonda sul presupposto di un panpsichismo che conquista la natura d’assalto. Da qui deriva l’uso della mnemotecnica, la pretesa di impadronirsi del sapere mediante artifici mnemonici e di far progredire la scienza con una tecnica capace di superare la ricerca metodica e lenta. Il naturalismo di Bruno è una religione della natura, la sua opera segna una battuta d’arresto nello sviluppo del naturalismo scientifico esprimendo nella forma più potente l’amore per la natura che fondò ovviamente uno degli aspetti fondamentali del Rinascimento.
Egli considerava la religione come un sistema di credenze ripugnante e assurdo. La fede religiosa per lui consisteva in un insieme di superstizioni direttamente contrarie alla ragione e alla natura. Per Bruno neanche il cristianesimo riformato gli apparve “corretto” ma bensì peggiore del cattolicesimo, perché negava la libertà dell’individuo e il valore delle opere buone favorendo la discordia tra i popoli. La definì come una “santa asinità” contrapponendosi alla religiosità dei teologi, dei dotti che in ogni tempo e in ogni luogo hanno cercato una via per raggiungere Dio con la forza e la ragione. Questa coincide con la filosofia, colei che è libera e critica la ricerca della verità che unisce tutti i pensieri. Bruno accoglie l’idea di una sapienza originaria che è stata sviluppata, cresciuta e chiarita da filosofi, maghi e teologi. Ammette la possibilità di rivedere la sapienza originaria, attraverso il tempo, il giudizio si perfeziona ma, è convinto che questo sviluppo storico della verità sia riuscito sia un rinascere e un germogliare della verità antica. Bruno preferiva i presocratici affermando che nei primi filosofi si può ritrovare un più schietto e immediato interesse per la natura.
Bruno percepiva Dio secondo due concezioni:
- come mente al di sopra di tutto; Dio è fuori dal cosmo e dalla portata delle capacità umane. Si riferì al principio della trascendenza, inconoscibilità e ineffabilità di Dio ritenendo vano il tentativo di risalire dalla natura a colui che l’ha creata. Dio è quindi oggetto di fede e di lui ci parla soltanto la rivelazione.
- Come mente presente in tutte le cose; Dio è il principio immanente del cosmo e risulta accessibile alla ragione umana, costituendosi come oggetto del discorso filosofico.
Dio è definito da Bruno come anima del mondo che opera tramite l’intelletto universale. L’intelletto opera come forza seminale intrinseca alla materia. Dio è causa e principio dell’essere; causa in quanto energia produttrice del cosmo e principio in quanto elemento creatore delle cose. L’universo è un organismo dotato di un’unica forma e materia. L’unica forma è Dio, ovvero l’anima del mondo e la materia è la massa corporea del mondo, animato e plasmato dall’intelletto divino. La materia non è pura potenza o assoluta possibilità perché ha le forme già in sé per opera dell’intelletto e costituisce un tutt’uno con la forma.
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