Une entreprise italienne à la conquête des marchés internationaux
Note de Recherches : Une entreprise italienne à la conquête des marchés internationaux. Recherche parmi 300 000+ dissertationsPar jackie • 9 Mars 2015 • 1 275 Mots (6 Pages) • 908 Vues
Partie 1 - compte rendu en français
Une entreprise italienne à la conquête des marchés internationaux
Le dossier proposé est constitué d'un article de presse spécialisée à caractère économique et d'un graphique.
L’entreprise italienne Scomec, avec une histoire de 60 années, a toujours été active et florissante. Cette entreprise travaille dans le secteur des deux roues Elle base sa production sur deux types de véhicules, les motos et les scooters dont elle gère la conception, la réalisation et la commercialisation.
Pour faire face à la crise qui a fortement touché le secteur des deux roues, la Scomec a modifié sa stratégie de développement en créant des nouveaux modèles adaptés au contexte économique, qui n'auraient jamais vu le jour en d'autres circonstances.
Derrière ces productions il existe des études de renouvellement et de recherche très importantes. Ces sont des adaptations anticrise pour rester compétitifs sur le marché vu le moment difficile. La société propose de plus en plus de nouvelles idées pour pouvoir fidéliser les clients. Avec l’achat de nouvelles motos proposées ils offrent plus de services inclus.
Avec 350 employés la Scomec possède 4 sites de production dont 3 en Italie et un aux Etats-Unis.
Le but est maintenant de confirmer le trend positif de cette croissance et de capter les opportunités de marché à l’international. La société réalise 95% de son chiffre d'affaires à l’étranger. Le plus important chiffre d'affaires a été réalisé aux Etats-Unis et concerne les motos de ville et les grosses cylindrées.
La Scomec est déjà présente dans la péninsule arabe et elle est en train de s’installer en Afrique du sud et présente un nouveau site de production en Chine.
2. Come e perchè i paesi del terzo mondo competono sul mercato globale
Introduzione
Se guardiamo alla disponibilità delle risorse, il Sud del mondo non è affatto povero; è anzi l’area più "ricca" del mondo. Come popolazione (risorse umane) ha più dell’80% del totale, come risorse agricole ha più del 75% e come risorse minerarie è attorno al 76%. Ma allora perché, alla fine del giro, il ricco nord (USA, Canada, Europa e Giappone) con meno del 18% di popolazione, meno del 25% delle risorse agricole e circa il 24% delle risorse minerarie si prende quasi l’80% del reddito mondiale ? Questa è la radice "statistica" del debito dei poveri. Per sopravvivere, l’80% degli uomini con solo il 20% di reddito è spesso e quasi ineluttabilmente costretto a fare debiti. E per di più, in molti casi, all’interno degli stessi paesi poveri esistono pochissimi e ricchissimi (che spesso controllano ogni potere economico, politico, militare) e tantissimi e poverissimi.
Sviluppo dell’argomento
I paesi ricchi e quelli poveri competono sul mercato come partner ineguali. Questi ultimi, infatti, hanno un potere contrattuale molto debole sui mercati internazionali. La maggioranza di essi dispone di mercati interni molto limitati, è in grado di vendere una quantità limitata di beni e servizi e dipende fortemente dall’esportazione di materie prime, che rappresentano spesso fino al 90% delle esportazioni delle nazioni africane e fino al 65% di quelle dell’America Latina. I prezzi di queste materie prime sono crollati drammaticamente durante gli anni ottanta, rafforzando la tendenza di lungo periodo al peggioramento dei relativi mercati. Questo è accaduto in parte perché è crollata la domanda mondiale, ma anche perché molti paesi sono stati improvvisamente invitati a restituire i loro debiti. Per generare una quantità sufficiente di valuta estera, essi sono stati quindi costretti ad intensificare la produzione e le esportazioni, trovandosi così a competere violentemente tra di loro in un ambito di mercato in via di contrazione.
Gli scambi ineguali
Il 20% più povero della popolazione mondiale riceve solo lo 0,2% dei prestiti delle banche commerciali, l’1,3% degli investimenti, l’1% del commercio mondiale e l’1,4% del reddito mondiale.
Molte nazioni povere sono già emarginate dal sistema commerciale mondiale,
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