Gomorra - un'opera transmediale
Dissertation : Gomorra - un'opera transmediale. Recherche parmi 300 000+ dissertationsPar fanny.rollet1582 • 4 Avril 2023 • Dissertation • 2 216 Mots (9 Pages) • 367 Vues
Civilisation Italienne – Partiel Oral
Il film L'Immortale che presento oggi fa parte dell'opera transmediale Gomorra, nell'impero della camorra, un libro scritto da Roberto Saviano nel 2006.
Un'opera è transmediale quando il suo contenuto esiste attraverso diversi media interconnessi. In questo caso, possiamo trovare un libro intitolato Gomorra, nell'impero della camorra pubblicato nel 2006, un film Gomorra nel 2008, ma anche una serie con lo stesso nome nel 2014 e un secondo film spin-off intitolato L'Immortale uscito nel 2019.
Un'opera transmediale come Gomorra ha diverse caratteristiche, come la diversificazione dei supporti mediatici per raggiungere il maggior numero di persone possibile. Ma deve anche basarsi sull'espansività dell'opera e sul coinvolgimento dei fan nel processo di creazione.
Oggi vedremo come il film L'Immortale, diretto da Marco D'AMORE nel 2019, riabilita l'immagine della mafia e di Ciro attraverso tre aspetti: il film è una variante transmediale concordante o discordante con le altre varianti dell‘universo di Gomorra? Poi, non si tratta forse di una trasfigurazione epica del mondo della Camorra? e finalmente, che cosa dobbiamo pensare del profilo intellettuale di Saviano: è un critico o un cantore della criminalità organizzata?
I/ Il film: una variante transmediale concordante o discordante?
Innanzitutto, dobbiamo sapere che il libro esplora Napoli e la Campania, dominate da un'organizzazione criminale, che si sviluppa in un contesto di guerra tra clan rivali sotto ogni tipo di traffico: contraffazione, armi, droga. Il libro Gomorra, nell'impero della camorra è una storia in cui abbiamo una visione esterna di ciò che accade. Infatti, nel libro Roberto Saviano mostra un'esperienza negativa in cui esprime la sua volontà di combattere questo problema: "Non ho scritto nulla di nuovo, tutto era già noto... Non bisogna mai avere paura di dire la verità".
Tuttavia, il film ha un registro completamente diverso. Infatti, vediamo le scene attraverso gli occhi e il punto di vista di Ciro Di Marzio. Siamo in contatto con il personaggio di Ciro, che si ritiene sia caduto sotto le pallottole di Gennaro Savastano. Ma è all'altezza del suo soprannome di immortale quando riemerge e partecipa a un affare con la mafia russa a Lettonia.
Il nome stesso del film dà un'idea dell'immagine che si deve avere di quest'uomo superpotente. Un uomo impossibile da uccidere, qualunque cosa si faccia. I flashback del film e gli eventi della serie contribuiscono a dimostrarlo: Ciro sopravvive a un terremoto appena nato, poi a diversi tentativi di assassinio nel corso della sua vita fino all'episodio in cui è Gennaro a sparargli nei primi secondi del film. Inoltre, assistiamo a una personificazione del personaggio di Ciro Di Marzio, considerato un dio o un re con un grande potere decisionale. Uno dei suoi uomini nel lettone dice senza mezzi termini: "Farò qualsiasi cosa per te".
Di più, il nome di Ciro è importante. Ha origini antichissime e si diffuse nel mondo antico grazie all’influenza del Re dell’Universo l’imperatore Ciro II di Persia, che visse nel VI secolo. Un’ulteriore testimonianza della sua immortalità. Durante il suo governo si distinse per le sue formidabili capacità militari che lo portarono a espandere i confini dell’impero per una dimensione che va dalla Turchia all’attuale Afghanistan. Come Ciro e la sua espansione del traffico di droga in Riga, Lettonia. Di più, il significato del nome è oscuro ma c’è chi lo ricollega a un senso di “reale” “imperiale” rifacendosi alle origini dell’imperatore persiano.
Tuttavia, possiamo notare una completa ambivalenza in questo personaggio interpretato da Marco D'AMORE. Infatti, abbiamo la sensazione che Ciro abbia due facce: la prima è quella di un uomo buono, che vuole fare del bene aiutando gli uomini del magazzino nel film, ha una moglie e una figlia, poi vuole anche aiutare Gennaro nella serie per permettergli di avere le redini dell'azienda del padre, ma anche che mostra emozioni (piange). Inoltre, c'è l'incarnazione di un uomo buono contro i russi, eppure vediamo il suo altro lato: un assassino senza scrupoli, che fa cadere uomini del crimine come gli uomini del magazzino che corrono più rischi per lui e per denaro. Saviano lo dice nel suo libro "Spara per uccidere, poi convinciti che l'hai fatto per non essere ucciso", solo che il film lo mostra dal punto di vista che sembra essere per la giusta causa, mentre il libro denuncia questo modo di fare. Questa ambivalenza tra le due facce di Ciro gli valse il soprannome di Ciro Bifronte.
Abbiamo anche il lato della sua infanzia che mostra come il crimine sia stato in qualche modo presente nella sua vita fin da quando era molto giovane. Non è nato figlio della Gomorra, figlio della mafia, ma semplicemente è nato in un ambiente che ne era costellato. Come dice Saviano nel suo libro "Non sono i camorristi a scegliere le imprese, ma sono le imprese a scegliere i camorristi". Inoltre, gli ultimi 15 minuti del film mostrano che Ciro ha subito molti inganni e morti intorno a lui da bambino, che probabilmente hanno plasmato il suo carattere e forse lo hanno portato a unirsi alla mafia per vendicarsi di tutti questi tradimenti, dato che non ha dimenticato nulla. I flashback ci permettono di conoscerlo meglio e di entrare in contatto con questo personaggio tormentato.
Tutti questi elementi mostrano una variante discordante dell'universo Gomorra, poiché l'opera su cui si basano tutti gli elementi transmediali è un'opera in cui Saviano critica la Gomorra, mentre il film e la serie sono realizzati come se l'immagine della mafia e il personaggio di Ciro dovessero essere riabilitati.
II/ Una trasfigurazione epica del mondo della Camorra?
In che modo il film magnifica e celebra il mondo della criminalità organizzata? Lo fa facendo una ramificazione contemporanea della mitologia antica. I miti sono racconti che hanno per protagonista creature divine o semi-divine e qui, con il film, Ciro è come una creatura divine immortale.
Il racconto alimentava diverse forme narrative, il contento poteva essere raccontato in forme diverse, e ci sono due formi poetiche principali: l’epopea e la tragedia. La differenza tra epopea e tragedia è che l’epopea è una storia che viene raccontata da un narratore (rappresentazione indiretta), mentre la tragedia che appartiene al genere teatrale è la rappresentazione di una storia che viene direttamente dai personaggi senza la mediazione di un narratore (rappresentazione diretta).
Ciò che è interessante è il fatto che il libro sembra essere un'epopea, poiché è scritto da un punto di vista esterno a ciò che sta accadendo. Al contrario, il film è basato sul punto di vista di Ciro, dato che si chiama "Immortale". Questo permette un'immersione totale dello spettatore, che viene coinvolto nelle situazioni e arriva a comprendere e forse anche a giustificare le azioni di questi mafiosi. Ci rendiamo conto che, a differenza del libro, lo scenario è reso piacevole per gli spettatori, alcuni dei quali finiscono per identificarsi con i personaggi o per provare simpatia per loro.
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