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La Chine

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Par   •  7 Mars 2013  •  Cours  •  3 624 Mots (15 Pages)  •  744 Vues

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Per chiarezza ho preferito dividere il periodo storico analizzato in tre fasi.

1° FASE:

questa prima fase si articola dalla caduta dell’impero fino alla proclamazione della repubblica popolare decretata dalla nascita della prima costituzione nel ’49.

Già da diverso tempo l’istituzione imperiale era entrata nella sua fase di decadenza, scandita dall’alternanza di periodi di forte richiamo conservatore e di cauti tentativi di modernizzazione.

La fine definitiva dell’impero fu scandita dalla rivolta dei boxers, società xenofoba che si scagliò violentemente contro le potenze occidentali presenti sul territorio cinese attraverso la politica delle “concessioni”.

A Nanchino il primo gennaio 1912 Sun-yat-sen, fondatore del Kuomintang, venne proclamato presidente della repubblica da un’assemblea. Sun-yat-sen rinunciò al titolo in favore del potente generale Yuan Shih-K’ei con il quale aveva precedentemente stretto un accordo. Alla morte di Yuan Shih-K’ei seguì una lotta interna tra i cosiddetti “Signori della guerra”, generali a capo di eserciti personali.

Nel 1918 assistiamo alla nascita di due governi: il primo ebbe come territorio di riferimento la Cina del Sud, e il potere venne amministrato completamente da membri del Kuomintang, il secondo, nella Cina del Nord, mantenne la capitale a Pechino e poté godere dell’appoggio del Giappone.

Con la morte nel ‘25 di Sun-Yat-Sen il Kuomintang subì uno scisma interno: da una parte si schierò l’ala radicale, favorevole a un’entrata dei comunisti nel Kuomintang, in antitesi ad essa la fazione più moderata, assolutamente contraria a una stretta collaborazione con il PCC. Uno scossone a questa situazione lo diede Chaing Kai-shek, appartenente al gruppo moderato, nel 1927 marciando, a capo dell’esercito alla conquista del Nord. Dopo aver accusato ingiustamente i comunisti di atti riprovevoli, ne fece sopprimere i dirigenti. Alcuni di questi riuscirono a fuggire, tra di loro c’era anche Mao, e, rifugiatisi a Janxi, fondarono la Repubblica Sovietica Cinese.

Nel ’32 i Giapponesi occuparono parte del territorio cinesi (fondazione Man-chu-Kuo). In questa situazione i comunisti di Mao e i nazionalisti di Chaing Kai-shek, se ben ideologicamente contrapposti, si unirono per contrastare il nemico comune. Il territorio restò diviso in due parti: una sotto il controllo nazionalista, sempre più screditato dove regnavano anarchia e miseria, l’altra amministrata dal PCC (alleato nel ’47 con l’URSS). Proprio il governo comunista, sfruttando la maggioranza numerica di un esercito a base popolare, occupò nel ’49 Nanchino, costringendo Chaing Kai-shek a fuggire a Formosa.

Il primo gennaio del 1949 veniva proclamata la REPUBBLICA POPOLARE CINESE.

2° FASE:

questa seconda parte riporta i primi provvedimenti attuati dalla repubblica popolare fino alla nascita e all’esaurimento della rivoluzione culturale voluta da Mao.

I primi provvedimenti riguardarono la politica agraria del paese: il primo passo fu l’abolizione del latifondo e una successiva distribuzione ai contadini. Le porzioni non erano sufficientemente grandi per il sostenimento delle famiglie, per questo nel 1953 assistiamo alla nascita di comuni agricole con una successiva meccanizzazione dei sistemi di coltura. Furono attuate anche riforme sociali: parità coniugale, campagne contro l’analfabetismo, e garanzie (teoriche) per le minoranze.

La neonata repubblica destò l’interesse della potenza sovietica. I rapporti furono inizialmente d’assistenza (invio di tecnici russi) ma dal 1960 ci fu una grossa rottura con la nascita di due tronconi interni al pensiero socialista: quello europeo (riferimento Mosca) e quello asiatico (con riferimento Pechino).

Da questo momento iniziò in Cina una furibonda lotta per il potere. Mao rinunciò alla presidenza e scatenò la rivoluzione culturale, nata da un contrasto tra i teorici del partito favorevoli alla rivoluzione permanente e i revisionisti.

Si crearono così gruppi rivoluzionari che ebbero sfumature varie, a cui aderirono militanti dell’ultra-sinistra ma anche persone che richiedevano semplici rivendicazioni sindacali. Queste aggregazioni furono denominate “guardie rosse” ed ebbero in comune il ribellismo sfrenato, teso a distruggere tutto ciò che c’era di vecchio nella società cinese: il vecchio modo di pensare, la vecchia cultura, i vecchi costumi e le vecchie abitudini.

Con la vittoria dell’ala di sinistra si ripropose il problema di un rinnovamento istituzionale, problema che il nuovo gruppo dirigente non poteva risolvere. La situazione di caos e di incertezza si prolungò fino al 1968, quando Mao in persona espresse la sua insoddisfazione nei confronti degli studenti e approvò la nascita delle “Squadre di lavoro di operai e di contadini”, che vennero mandate nelle scuole per sedare le rivolte.

In seguito si formarono comitati rivoluzionari, dove i funzionari dell’esercito ricoprivano ruoli chiave.

3° FASE

La Cina moderna, grazie all’entrata nell’ONU il governo popolare ha il giusto riconoscimento.

Un grande passo in avanti fu l’entrata della Cina nell’O.N.U. (1971).

Questo fatto, insieme all’aumento dei rapporti con gli U.S.A., portarono al riconoscimento della posizione internazionale di grande potenza assunta ormai dalla Cina. Finalmente il governo di Pechino fu riconosciuto come unico e legittimo rappresentante del popolo cinese.

Continuarono le lotte interne, che si acuirono con la morte di Mao (1975), tra due opposte fazioni del gruppo dirigente: l’una tendente a mantenere una politica di apertura con l’occidente, l’altra legata ad una stretta ortodossia.

Nel 1979, alimentati dal diffuso malcontento, nacquero gruppi di dissidenti che vennero

prontamente stroncati dalle autorità.

Il dominio del P.C.C. sulla società e sullo stato venne ribadito nella Costituzione del 1982.

In questo stesso anno la Cina stabilizzò i rapporti con gli U.S.A..

Nel 1984 la Cina strinse un accordo con la Gran Bretagna per Hong Kong; nel 1988 con il Portogallo per Macao.

Nel 1989 Tien-an-men fu teatro di un’azione ritenuta riprovevole dalle potenze occidentali, studenti e intellettuali furono letteralmente sterminati dall’esercito perché manifestavano

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