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Tesina Storia

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Par   •  15 Avril 2013  •  5 040 Mots (21 Pages)  •  810 Vues

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Il Partito comunista italiano è sempre stato una presenza costante e determinante nella storia di Italia del XX secolo. Dal momento della sua nascita e fino alla sua scomparsa infatti il Pci ha sempre svolto ,pur subendo in molte fasi della sua esistenza i condizionamenti dell’Unione Sovietica, un ruolo di primo piano nella politica italiana . Durante il Fascismo è stato l’unico partito ad essere presente clandestinamente in Italia e a cercare di opporsi, seppure con mezzi molto limitati, ad un Regime che altrimenti sarebbe stato incontrastato. Per capire le origini del partito comunista occorre analizzare la nascita del movimento socialista, il quale si sviluppa a partire dal XIX secolo come principale conseguenza della seconda rivoluzione industriale e si diffonde soprattutto tra le classi sfruttate in particolare nel proletariato . Il socialismo prometteva agli sfruttati un mondo in cui fosse abolito il potere dell'uomo sull'uomo e quindi prevedeva il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. In questo senso la radice delle ingiustizie sociali era identificata nel capitalismo. Il termine "comunismo" comparve attorno agli anni Trenta del XIX secolo inizialmente come sinonimo di "socialismo". In seguito attorno al 1848 si sviluppò una nuova corrente del pensiero socialista elaborata da Marx ed Engels nel “Manifesto del Partito Comunista”. Marx riteneva che il capitalismo, gestito dalla borghesia opprimesse il proletariato e che quindi bisognasse stravolgere il sistema capitalistico attuando una rivoluzione che poteva essere svolta solo dal proletariato in quanto era la sola classe sia con i mezzi che la determinazione per portarla avanti. In ogni modo il termine comunismo continuò a essere un sinonimo di socialismo per tutto l'Ottocento: la definitiva separazione dei due termini avvenne per iniziativa di Lenin con la rivoluzione bolscevica del 1917, con la quale Lenin prende il potere in Russia, e la costituzione della Terza internazionale detta anche Comintern nel 1919 con lo scopo formare partiti comunisti in tutto il mondo e diffondere la rivoluzione a livello internazionale. Il primo conflitto mondiale fu la più grande esperienza di massa mai vissuta fin allora e aveva agito come un acceleratore dei fenomeni sociali. Le masse avevano preso coscienza che l’unico modo per far valere i propri diritti e per affermare le proprie rivendicazioni era quello di associarsi. Risultò così bruscamente accentuata la tendenza alla massificazione della politica. In Italia, la classe operaia, infiammata dal mito della rivoluzione russa, reclamava maggiore potere in fabbrica e manifestava tendenze rivoluzionarie. Di fronte a questi problemi la classe dirigente liberale finì col perdere l’egemonia e risultarono invece favorite quelle forze socialiste e cattoliche che, inquadrando larghe masse, potevano meglio interpretare le nuove dimensioni assunte dalla lotta politica. Infatti si può notare come nel panorama politico del dopoguerra italiano risulti evidente la crescita del Partito socialista, i cui esponenti della corrente di sinistra si dichiaravano ammiratori entusiasti della rivoluzione bolscevica. I conflitti sociali infatti conobbero, nell’estate – autunno 1920, il loro episodio più drammatico con l’agitazione degli operai culminata nell’occupazione delle fabbriche. Il fenomeno delle occupazioni ebbe un impatto notevole sull’opinione pubblica : la pretesa degli operai di continuare a produrre nelle fabbriche in cui erano barricati suonava come una sfida non solo agli industriali ma soprattutto all’intero sistema capitalistico. Molti credevano che stesse per iniziare la rivoluzione bolscevica in Italia. In realtà la vertenza si concluse con un accordo con il presidente del consiglio Giolitti che accoglieva nella sostanza le rivendicazioni sindacali. Le correnti più radicali del movimento operaio, in particolare il gruppo di Antonio Gramsci, accusarono i capi riformisti di aver sacrificato le prospettive rivoluzionarie in cambio di un accordo sindacale. Il 21 gennaio 1921 al congresso del PSI a Livorno avvenne la scissione dell’ala rivoluzionaria comunista, uscita dal partito sulla base dei famosi 21 punti di Mosca, che delimitavano in modo netto la differenza delle posizioni politiche dei rivoluzionari da quelle dei riformisti e che costituivano le condizioni per l'ingresso nell'Internazionale Comunista. Il Congresso socialista aveva appena rifiutato, con solo un quarto di voti contrari, come previsto nelle condizioni per l'adesione all'Internazionale Comunista, di espellere i membri della corrente riformista del Partito che escludeva in ogni modo la rivoluzione, guidata da Turati, e inoltre si rifiutava di sostituire il vecchio nome di partito socialista con quello di partito comunista. Gli estremisti, che si identificavano come comunisti puri –Gramsci, Bordiga, Tasca, Togliatti- dopo il rifiuto della maggioranza, guidata dai massimalisti di Serrati, di sostenere le condizioni del Comintern, lasciarono il PSI dichiarando che in questo modo il partito socialista si era posto al di fuori dell’Internazionale comunista, e si riunirono nel teatro San Marco , dove fondarono il Partito Comunista d’Italia, sezione della Terza Internazionale, rigorosamente obediente agli ordini di Mosca. Fin dalla sua nascita il partito compì un grande sforzo per organizzarsi su basi che non fossero una semplice riproduzione di quelle dei partiti tradizionali, vennero ripresi alcuni temi che erano stati già caratteristici della battaglia all'interno del PSI come quello di dar vita ad un ambiente ferocemente avverso alla società borghese. Questo concetto fu sviluppato da Bordiga fino al punto di affermare che l'organo partito non era una semplice parte della classe proletaria, ma già una struttura al di là delle classi, già adatta a una società senza di esse. Dal punto di vista organizzativo, dunque, il partito doveva abbandonare la democrazia elettiva e le gerarchie interne, e funzionare "organicamente", cioè come un organismo biologico, con le sue parti, cioè cellule e organi differenziati che però partecipassero insieme al tutto. Essendo concepito come una sezione territoriale dell'Internazionale Comunista, il partito adottò lo stesso programma, la stessa struttura di partito, e la stessa tattica adottate al II Congresso del Comintern nel 1920. Dunque si può dire che il Pcd’I ricalcava seppure in modo sintetico il modello che Lenin aveva tratteggiato per il partito russo. Contemporaneamente nel paese dilaga la violenza del movimento dei fasci di combattimento, fondato nel 1919 dall’ex compagno socialista Mussolini. I Fasci riunirono cittadini italiani accomunati dallo scopo di fermare l'attività bolscevica. Le loro principali azioni, soprattutto di natura

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